Progetto Sannio
Suola Media Istituto De La Salle -
Benevento
Anno scolastico 2001-02
Con il contributo della Onlus Un
Futuro a Sud
Finalità didattico-educative delle attività svolte
I volti dell’acqua
I segni dell’acqua nel tempo
I segni dell’uomo sull’acqua.
Il cammino dell’acqua.
Londra ed il suo porto.
I segni dell’acqua nella storia delle città.
I segni dell’acqua nella poesia.
I segni dell’acqua nella tradizione popolare musicale Sannita.
Il paesaggio e l’acqua (concorso disegno)
L’acqua nelle religioni.
Link ed approfondimenti bibliografici
Finalità didattico-educative delle attività svolte
Educare alla legalità ed alla tolleranza per promuovere una’ autentica cultura dei valori civili. – Materie interessate : Ed. Civica, Religione.
Promuovere l’autonomia di giudizio. - Materie interessate : Italiano, Geografia, Ed. Artistica.
Sviluppare la capacità di comprensione delle risorse naturali nel mondo rapportandosi con la realtà del Sannio. - Materie interessate: Storia e geografia, Scienze, Inglese.
Consolidare e perfezionare l’uso dei mezzi espressivi e di comunicazione. Materie interessate : Ed. tecnica, Ed. Artistica, Ed. Musicale, Matematica, Italiano.
Sviluppare ulteriormente la capacità critica di ricercare, analizzare ed interpretare documenti di varia natura finalizzandoli allo studio che si va ad affrontare. Materie interessate : tutte
Consolidare la consapevolezza delle risorse artistiche, culturali, ambientali e naturali del proprio territorio e del modo adeguato di utilizzo nell’ottica del rispetto di uno sviluppo eco-compatibile. Materie interessate : Scienze, Italiano, Ed. Artistica
I volti dell’acqua.
Con il passare del tempo gli spazi geografici hanno perso progressivamente la loro funzione originaria. Riappropriandosi del ricordo del "Sannio" attraverso la memoria storica del territorio vissuto dalla popolazione scolastica rappresenta l’occasione per un confronto tra le diverse culture.
Il tema conduttore del progetto Sannio per l’anno scolastico 2001 – 02 è l’acqua.
La finalità principale è di voler definire un raccordo didattico interdisciplinare che recepisca le istanze del territorio in cui opera l’Istituto De La Salle in continuità con le esperienze didattiche dei precedenti anni.
In basso una sintesi delle attività condotte che sono sintetizzate nella documentazione di seguito riportata.
Scienze ed Italiano
Scienze geologiche, fisica e chimica
Storia, geografia ed educazione civica.
Inglese
Italiano
Educazione musicale
Educazione artistica e tecnica :
Religione :
I docenti della Scuola Media G.B. De La Salle
I Segni dell’acqua nel tempo
Duecento milioni di anni la penisola italiana non esisteva e le nostre zone erano quasi completamente sommerse dalle acque dove vivevano anfibi, pesci, ricci di mare ed anche rettili. Poi l’innalzamento della catena montuosa appenninica ha fatto si che queste zone diventassero continentali.
Traccia di questo "mare" sannita è testimoniato dai fossili che si rinvengono a Pietraroja, Vitulano, Baselice, Montesarchio e Tufara che insieme ci raccontano una storia durata duecento milioni di anni.
In particolare a Pietraroja c’erano i dinosauri infatti nel 1980 è stato ritrovato il primo dinosauro carnivoro scoperto in Italia Scipionyx samniticus detto "Ciro". Abbiamo incontrato coloro che per primi lo hanno studiato : il professore Padre Giuseppe LEONARDI esperto di orme fossili di tetrapodi di fama mondiale ed il Paleontologo Marco SIGNORE che ha scritto un libro Una vita per i dinosauri di cui riportiamo un breve riassunto.
In particolare ci ha colpito il fatto che i dinosauri non si fossero estinti del tutto ma che invece si fossero evoluti in uccelli che sono i loro parenti più stretti; più di quanto non fossero le lucertole o gli iguanodonti. Infatti alcuni, di noi osservando i disegni del paleoartista Luis Rey, si sono resi conto di quanto gli uccelli ed in particolare agli struzzi assomigliassero a questi affascinanti animali del Mesozoico.
Abbiamo poi ascoltato dei Cd rom che trattavano scoperte di alcuni "fratelli" di Ciro tra cui il Besanosaurus detto "Antonio" un dinosauro a becco d’anatra ritrovato a Trieste nel villaggio dei Pescatori.
Gli alunni della 1° B
Riassunto e note critica al libro Una vita per i dinosauri di Marco Signore
Tanti anni fa l’Europa non esisteva. Di essa erano emersi solo alcuni "frammenti" che si trovavano nel mezzo di un oceano chiamato Tetide. In queste isolette si era sviluppata una nuova vegetazione ed erano sbocciati anche i fiori, ma soprattutto nuovi animali : i dinosauri.
I paleontologi come Marco Signore, vanno alla ricerca di fossili per ricostruire la vita di un passato molto remoto. I fossili sono resti inorganici di animali o vegetali vissuti molti milioni di anni fa. Il loro scheletro infatti è rimasto intrappolato nel fango che poi si è indurito ed ha formato la roccia oppure è rimasto prigioniero della resina.
Perciò li possiamo ritrovare in quei luoghi dove non hanno agito il vento la pioggia che distruggono lo scheletro. Questi luoghi un tempo potevano essere il fondo di un lago costiero all’interno di una scogliera corallina. Anche oggi i fossili li possiamo trovare facilmente in una palude, l’importante che siano preservati dagli agenti atmosferici e lontano dagli animali decompositori come i granchi.
Ecco il motivo per cui la maggior parte dei fossili sono animali acquatici come i pesci che si trovano a Pietraroja, ma possono essere anche terrestri come i dinosauri affogati nelle acque come è successo a "Ciro".
Ci sono alcuni casi di particolare fossilizzazione che permettono anche la conservazione della pelle come ad esempio l’intrappolamento di un fossile nell’ambra oppure, caso più interessante, la mummificazione degli organismi nei terreni gelati o nelle paludi prive di ossigeno.
I paleontologi la prima cosa che fanno per liberare il fossile intrappolato nella roccia utilizzano particolari tecniche che richiedono anni di lavoro, molta pazienza ed estrema precisione.
Successivamente lo studiano ed in fine gli attribuiscono un nome latino generalmente considerando i suoi principali caratteri e la sua provenienza geografica. Nel caso dello Scipionyx Marco Signore ha voluto tener conto sia del nome SCIPIO in onore dello scienziato borbonico Scipione Breislak, che per primo studiò il giacimento fossilifero di Pietraroja, che dell’artiglio, in latino ONYX che è stato l’elemento principale che ha fatto capire che era un dinosauro, in fine ha tenuto conto della provenienza geografica SAMNITICUS.
Per secoli gli scienziati ritenevano che tutti gli organismi viventi fossero stati creati da un essere Supremo così come li vediamo e che tutto era rimasto immutato nel tempo fino a quando il naturalista Charles Darwin girò il mondo andando alla ricerca di prove che dimostrassero la sua teoria evoluzionistica.
Qualche tempo fa il più grande anatomista inglese, Sir Owen, pronunciò in una conferenza la parola "dinosauri" significando lucertola grande mentre molti continuavano a pensare che volesse significare "lucertola terribile".
Anche il dottor Gideon aveva trovato un dinosauro con i denti simili a quelli dell’Iguana e perciò il dinosauro fu chiamato Iguanodon.
L’era in cui sono vissuti i dinosauri è il Mesozoico ed abbraccia un intervallo di tempo nella storia della Terra molto lungo e cioè circa 130 milioni di anni. In questa Era il nostro pianeta ha subìto molte trasformazioni e perciò gli studiosi lo dividono in tre periodi : Triassico, Giurassico e Cretacico.
Ma ancora prima dei dinosauri, cioè del triassico oltre duecento milioni di anni fa, la Terra era già popolata da molte altre specie di animali tra cui anfibi e rettili che provenienti dall’ambiente marino progressivamente incominciarono a conquistare la terra ferma evolvendosi nei dinosauri che poi diventarono i "dominatori del Mondo" perché riuscirono a conquistare tutti gli ambienti e dai continenti agli oceani all’aria moltiplicandosi in tantissime diverse specie. Alla fine del Mesozoico alcuni dinosauri si sono estinti a causa delle mutate condizioni ambientali altri invece per sopravvivere si sono adattati a cambiamenti e si sono evoluti trasformandosi lentamente in uccelli. Quindi c’è stata una seconda evoluzione.
Esistevano dinosauri predatori e quindi carnivori come i T Rex così chiamato perché più temuto ed era il re dei dinosauri. Questo temutissimo animale si cibava di erbivori ma anche di carnivori più piccoli. Un altro predatore molto più piccolo era il Caelophysis molto snello ed abile. C’era anche un altro dinosauro che, pur non essendo carnivoro, era molto temuto e rispettato: l’Anchylosaurus che era protetto da una corazza molto dura simile a quella di una grande tartarughe che è una specie animale che vive da tanti milioni di anni e che non si è dovuta trasformare nel tempo per sopravvivere, come anche lo squalo, il linulus i cefalopodi che sono perciò chiamati fossili viventi in quanto li ritroviamo come fossilizzati nelle rocce molto antiche ma vivono ancora oggi nei mari imperturbati dai cambiamenti che ha avuto il nostro pianeta nel corso dei milioni di anni.
Il libro di Marco Signore mi è piaciuto molto e presenta argomenti interessanti attraverso una lettura piacevole ed avvincente. Spero che i paleontologi possano continuare i loro studi e fare nuove scoperte approfondendo sempre di più questa scienza affascinante.
Luca Fresta 1°B
Gli allievi incontrano il paleontologo Marco SIGNORE - Venerdi 3 maggio 2002.
Presentazione.
Buon giorno ragazzi. E’ qui tra noi il dottore Marco Signore tra poco vi mostrerà una serie di diapositive che riguardano l’evoluzione dei dinosauri ed in particolare il famoso Scipionyx samniticus meglio conosciuto come "Ciro" esposto alla Rocca dei Rettori e che lui ha studiato pubblicando un articolo sulla prestigiosa rivista internazionale "Nature".
Alcuni di voi hanno sicuramente letto il libro di Marco Una vita per i dinosauri e pertanto al termine della proiezione avete l’opportunità di rivolgergli delle domande e soddisfare tutte le vostre curiosità.
Colgo l’occasione per informarvi che questa sera alle ore 18,00 al Museo del Sannio il dottore Marco Signore incontrerà il paleoartista Luis Rey e sarà l’occasione per vedere come l’arte interpreta la paleontologia cioè come dal ritrovamento dei resti fossili nel mondo e dal dialogo tra la scienza rigorosa e creatività dell’artista si possa immaginare l’aspetto fisico di animali vissuti 200 milioni di anni fa.
Sempre al Museo alla stessa ora giovedì 9 maggio invece potrete incontrare Padre Giuseppe Leonardi scienziato di fama mondiale esperto di orme fossili di dinosauri che vi racconterà le sue scoperte fatte in Australia, in America Latina ed in Italia.
Marco SIGNORE.
Utilizzando diapositive vi racconterò di come i dinosauri si sono evoluti e tutto quello che è successo quando hanno conquistato la terra ferma. Durante gli ultimi 200 milioni di anni la storia della vita è piuttosto complicata ed i paleontologi studiando ossi di dinosauri, rettili ed anche invertebrati come fa la micropaleontologia. Tentiamo di capire più o meno come si è evoluta la vita. I fossili sono resti inorganici di un organismo che prima viveva. Detto brutalmente la paleontologia studia i cadaveri ormai fossilizzati di organismi che sono vissuti milioni di anni fa cioè studia gli scheletri. Il lavoro del paleontologo assomiglia un po’ a quello di un investigatore in quanto sulla base degli indizi tenta di immaginare il mondo milioni di anni fa. Dallo scheletro si tenta ricostruire l’animale sapendo che intorno c’erano i muscoli e la pelle che spesso era ricoperta da piume che non si sa bene di quale colore fossero. Qualcuno potrebbe dire che i dinosauri erano gialli a pallini fuxia, certamente è un po’ improbabile! Nessuno può dire che è sbagliato. Di certo alcune specie di dinosauri erano molto colorati per mimetizzarsi e per attrarre la femmina durante il corteggiamento. La paleontologia per definizione non è una scienza esatta. Nel 1400 era una specie di curiosità. I fossili erano "strane pietre" fenomeni enigmatici come molti eventi naturali. Ad esempio il ritrovamento di scheletri di grossi animali venivano interpretati come i resti di giganti o draghi. Anche in Italia molte credenze sono nate dai fossili come la leggenda dei ciclopi che prende spunto da scheletri di elefante che un tempo vivevano in Sicilia. Infatti il centro del cranio di questi animali caratterizzato da una cavità sembra un occhio mentre invece era l’attaccatura della proboscide.
Alcune teorie circa l’estinzione
dei dinosauri è attribuita dalla presenza
dei virus. Si possono trovare i virus nei
fossili?
Alcune specie di dinosauri si sono estinte altre invece si sono evolute verso gli uccelli. L’estinzione di alcune specie è dipesa da varie cause ed è improbabile che un intero gruppo di animali si estingua per un virus. Non sono state trovate evidenze di virus nei fossili di dinosauro.
Dalla lettura del libro mi sembra di capire che i dinosauri non siano estinti e che i parenti più vicini a loro sarebbero gli struzzi. Se è vero questo perché ?
E’ vero gli uccelli sono dinosauri molto evoluti, in particolare gli struzzi sono piuttosto antichi e quindi ci ricordano più da vicino i dinosauri. Un osso importante che ritroviamo sia nei dinosauri che negli uccelli è la Furcula al centro del petto che rappresenta la parte in cui si attaccano le ali un tempo gli arti dei dinosauri. Questo è uno degli elementi di congiunzione tra i due gruppi.
Ma allora come mai parlando di dinosauri molti dicono che si sono estinti ?
E’ necessaria una precisazione in questo caso. Per i paleontologi estinzione significa quando una linea evolutiva non da più discendenti. Non è stato così per i dinosauri.
Che specie di animale era Godzilla ?
Nel primo film originale una lucertola attaccata dalle radiazioni. Dal punto di vista strettamente paleontologico non esiste.
Quando e quanto mangiavano i dinosauri ?
Gli erbivori cioè i sauropodi essendo molto grossi mangiavano grosse quantità di erba e quindi avevano bisogno di molta energia per sostenere il peso del loro corpo che raggiungeva anche 80 tonnellate.
Nel libro è scritto che la vera ricerca paleontologica deve essere un vero gioco di squadra. Non dovrebbe essere così anche per studiare e promuovere il nostro territorio paleontologico?
Certamente si . Questo è valido per tutte le ricerche soprattutto quando la materia diventa altamente specialistica. Studiate insieme e confrontatevi perché si raggiungono risultati migliori. Da soli non si impara niente.
Come immagina il futuro della paleontologia in Italia ?
E’ un percorso molto difficile e dipende da quanto si riesce a divulgare la scienza. La paleontologia da noi è un campo aperto perché abbiamo molti fossili in Italia. Il problema è che molti si devono convincere e credere in quello che fanno.
E vero che a Pietraroja sono stati ritrovati altri fossili ? Perché non costruiscono un Museo ?
Ci sono molti problemi. La costruzione di un Museo e la valorizzazione dello stesso con attività di ricerca e di divulgazione implica l’impiego di molte energie e come dicevo prima ci vuole un vero gioco di squadra tra le diverse istituzioni interessate per legge. Questo non sempre è facile da realizzare. Ma ripeto occorre crederci.
I dinosauro andavano in letargo ?
Generalmente non ne avevano bisogno.
Perché i dinosauri erano così grandi ?
Non tutti erano così grandi. Esiste una legge secondo la quale lungo l’evoluzione di una linea unica gli animali tendono a diventare più grande probabilmente per una buona ambientazione.
Il suo animale preferito ?
Ne ho parecchi. Gli squali e lo Scipionyx.
Per quale motivo i ragazzi dicono che è stupido studiare la paleontologia ?
Non tutti per fortuna affermano questo. A differenza di altre professioni come l’ingegnere, l’avvocato, il medico eccetera che hanno un relativo immediato inserimento nella società e quindi sembrano relativamente più vicine ai bisogni della gente, quello del paleontologo è una professione molto specialistica di ricerca e divulgazione che troverebbe sbocco lavorativo se si valorizzasse meglio il patrimonio naturale con strutture e musei che attirano il turismo e crea una consapevolezza civica di maggiore tutela dell’ambiente.
Che cosa sono i fossill-lagerstatten ?
E’ un termine tedesco che indica particolari giacimenti dove la fossilizzazione dei reperti è integrale pertanto sono ritenuti luoghi di particolare pregio scientifico. Questo è avvenuto per rare condizioni ambientali. In Europa Pietraroja insieme a Cerin in Francia, Bolca a Verona, Las Hoyas Spagna e Solnhofen Germania sono considerati fossill-lagerstatten.
Quanti dinosauri sono stati ritrovati in Italia ?
A Pietraoja lo Scipionyx a Trieste nel villaggio dei pescatori il Besanosauro anche se i giacimenti principali sono in America Latina, Mongolia e Cina. In Italia ci sono al momento pochi dinosauri ma molte impronte di dinosauro nel Trentino ed anche nelle Puglie ad Altamura come il professore Leonardi potrà raccontarvi prossimamente.
Quale è il primo fossile che ha trovato ?
In Inghilterra nel giardino di mia zia.
In quale periodo è stato scoperto il primo dinosauro?
Nel 1890 ed era un carnivoro Menosauro.
Quanta carne mangiavano i dinosauri ?
Dipendeva dalle loro dimensioni. Generalmente non mangiavano tutti i giorni.
Gli allievi incontrano Padre Giuseppe LEONARDI
esperto di fama mondiale di impronte di dinosauri e primo studioso del dinosauro "Ciro" Giovedi 9 maggio 2002 Auditorium del Museo del Sannio di Benevento - La versione integrale dell’incontro è riportata sugli Atti "La Paleontologia incontra l’erte sulle tracce dei dinosauri" consultabile sul sito www.unfuturoasud.it (letture consigliate).
Come può un uomo di Fede coniugare religione e scienza insieme ?
Poiché opero a Monterusciello in una parrocchia molto grande ed impegnativa, il mio unico grande problema per coniugare i due aspetti della mia attività è la mancanza di tempo. E’ un lavoro molto stimolante quello di un pastore in periferia, ma mi impedisce di trovare tempo e tranquillità per la ricerca e la possibilità di mantenermi in contatto con il mondo scientifico, salvo per via di email e internet; come pure di realizzare spesso spedizioni scientifiche. Dal punto di vista teologico non trovo difficoltà a coniugare fede e scienza. Nelle Sacre Scritture il Signore dice "passeranno i cieli e la terra ma le mie parole non passeranno", però della Bibbia è autore anche l’uomo, con la sua cultura del suo tempo e con la sua visione del mondo, principalmente per quanto riguarda l’aspetto fisico. Dio non è dettasse il testo sacro agli agiografi, come succede in certi mosaici o affreschi antichi, in cui lo Spirito Santo suggerisce all’orecchio degli scrittori sacri il testo da scrivere. . La Bibbia è una lampada per i nostri passi, per il nostro cammino, ma non è un libro di geologia o di paleontologia. Ogni autore sa e vede dentro la cultura, la scienza del suo tempo, perciò non dobbiamo cercare nella Bibbia, che è un testo antichissimo, la scienza attuale. Ad esempio nel primo capitolo della genesi, che è probabilmente del VI secolo avanti Cristo, troviamo la parola di Dio che dura per sempre, per quanto riguarda la nostra salvezza; ma dal punto di vista umano, cioè dell’autore umano, troviamo alcuni riflessi della scienza del VI secolo a. C., non certamente la visione scientifica attuale del mondo. Nella Bibbia cerchiamo, come diceva Galileo, non il moto delle stelle, ma il cammino per andare alle stelle e cioè la nostra salvezza. Nella Bibbia non cerchiamo l’astronomia o la paleontologia, anche se è un libro bellissimo dal punto anche dal punto di vista letterario, un documento importante anche per quanto riguarda la conoscenza della scienza primitiva e la visione del mondo.
Quanto ha inciso la fede sulla scelta della paleontologia ?
La geologia e la paleontologi sono un’occupazione tradizionale nella mia famiglia, fin dal tempo di mio trisnonno, nella prima metà dell’ottocento. Fattomi religioso, ho studiato prima per dieci anni filosofia, teologia e sacra scrittura a livello di dottorato nelle università romane; poi, dato che la mia Congregazione ha soprattutto scuole, mi sono laureato in Scienze Naturali per l’insegnamento. La vita poi mi ha riservato molte svolte e molte sorprese.
Non ho iniziato con i dinosauri ma con i mammiferi quaternari presso l’Università La Sapienza di Roma. Successivamente ho studiato impronte di animali molto più antichi dei dinosauri risalenti al Permiano superiore. Poi sono andato in Brasile come missionario e lì sono rimasto per circa diciassette anni in un territorio ricco di orme di dinosauri. Involontariamente ebbi l’opportunità di praticare una specializzazione che consente di avere più successo di pubblico rispetto ad altre. Scoprire un dinosauro fa più notizia di un particolare foraminifero, anche se sotto il profilo dell’importanza delle indicazioni scientifiche non cambia molto. I dinosauri esercitano sull’immaginario collettivo un fascino maggiore rispetto alla micropaleontologia e pertanto è anche più facile reperire fondi per la ricerca.
Sono un allievo della scuola media De La Salle, mi affascina il suo lavoro. Che studi devo fare per ritrovare orme di dinosauro in Italia ?
Prima devi studiare molto bene alle scuole medie superiori, poi iscriverti all’Università in Scienze geologiche o biologiche meglio ancora Scienze naturali e eseguire una tesi in Paleontologia dei Vertebrati. Dopo gli studi universitari occorre un dottorato di ricerca e munirsi di adeguati permessi della Sovrintendenza territorialmente competente, che non sempre sono facili da ottenere.
Sappiamo che Lei è stato il primo a studiare Scipionyx. Ci può raccontare un po’ com’è andata ?
Scipionyx è stato trovato da un "tombarolo" che in gergo significa un cercatore e venditore illegale di materiale archeologico o anche di fossili. Da molto tempo sentivo parlare di un dinosauro trovato in Italia che veniva portato in giro per cercare di venderlo, fino a quando non decisero di mostrarmelo. All’epoca ero in visita parrocchiale a Milano, in una nostra parrocchia durante la visita pastorale dell’arcivescovo, il cardinale Martini ed i colleghi di Milano, tra cui il dottore Giorgio Teruzzi del Museo Civico di Storia Naturale, mi mostrò alcune diapositive. Singolare fu l’esperienza perché data la circostanza la proiezione avvenne in Chiesa, mentre si aspettava la visita del Cardinale e dove si trovava casualmente il proiettore di diapositive. I pochi fedeli già presenti si dimostrarono alquanto incuriositi e stupiti nel vedere proiettato sullo schermo davanti all’altare questa specie di "diavoletto" con i denti aguzzi . Dalle diapositive, classificai subito il reperto come un dinosauro teropode.
Ci si pose allora il problema di assicurare alla scienza questo reperto, perché in Italia è proibito vendere fossili italiani, per una legge del 1939, né un museo del resto può comprarli perché chi li vende, agendo nell’illegalità, non può rilasciare documento fiscale. Così trovammo l’artificio di farlo acquistare dalla rivista Panorama, che ne avrebbe fatto dono allo Stato italiano e ne avrebbe ottenuto uno scoop, alla vigilia della proiezione in Italia del Jurassic Park. Eravamo nel settembre del 1992. La rivista però voleva assicurarsi dell’autenticità e pertanto fui incaricato di stilare una perizia. Fui portato in una località segreta dove era custodito il reperto che potetti osservare, disegnare e studiare dalle 23.00 alle 5 del mattino. Grande fu l’emozione! In quelle sei ore che ebbi a disposizione lo classificai come dinosauro teropodo, celurosauro e lo attribuii correttamente ai Maniraptora. Il ritrovatore pensava che si potesse trattare di un uccello anche perché questi tipi di dinosauri evoluti sono abbastanza vicini agli uccelli che sono i discendenti dei dinosauri carnivori. In seguito pubblicai con Giorgio Teruzzi una descrizione e classificazione del primo dinosauro italiano, che a Milano si chiamava in gergo "Ambrogio", ma che poi divenne "Ciro" quando lo portammo in Campania. L’acquisto e il dono, piuttosto cari, furono eseguiti poi dalla rivista "Oggi", perché "Panorama", o meglio l’amministrazione della Mondatori, nel frattempo aveva desistito, a fronte della spesa ingente.
Intanto l’onda della dinosauromania era già calata e lo scoop non ebbe molto risalto. Comunque l’obiettivo era stato raggiunto, perché il reperto era stato assicurato alla scienza e noi potemmo consegnarlo alla Sovrintendenza di Napoli, che poi per competenza territoriale lo trasferì a quella di Salerno, perché la stessa ha autorità sulle province di Salerno, Avellino e Benevento.
Lo studio fu poi approfondito dallo studio di Marco Signore e Cristiano Dal Sasso che pubblicarono con grande successo sulla rivista "Nature".
In Brasile sono stati ritrovati dinosauri che assomigliano a "Ciro" ?
Un’altra volta potrei raccontare della novantina di spedizioni che ho effettuato in America latina, tra cui quelle realizzate nella foresta amazzonica, molto pericolose per la presenza di animali feroci, o nel nordest del Brasile con cactus, scorpioni e serpenti. In particolare nel 1986 in un’area di circa duemila chilometri quadrati ho scoperto nella Paraíba occidentale la "Valle dei dinosauri", dove ho rinvenuto le orme di oltre quattrocento dinosauri, alcuni dei quali giganteschi, altri molto piccoli e estremamente interessanti. Sono zone dal fascino incredibile. Nel sud del Brasile ho localizzato orme di piccoli dinosauri di ambiente arido o anche desertico, e perciò molto rare e endemiche, associate a impronte dei primi mammiferi nella storia della Terra. Ricordo in particolare, che nella città brasiliana di Araraquara, nell’interno dello stato di São Paulo, esplorando sistematicamente i marciapiedi della città, ricoperti di lastre di arenaria eolica del Giurassico, per circa trecentootto chilometri lineari, con una superficie stimata in tre quarti di chilometro quadrato, ho ritrovato migliaia di orme e piste fossili di piccoli dinosauri predatori, sul tipo di Ciro, e di mammiferi, provenienti dalle vicine cave di lastre litiche per uso edilizio. Ne ho trovato anche in numerose altre città pauliste, tra l’altro sul rivestimento dei pilastri della facciata della cattedrale di São Carlos.
Approfondimenti bibliografici e rassegna stampa consultata per la preparazione agli incontri
Alberto LAGGIA (2002). Agli estremi confini. INDIANA JONES VA IN PARROCCHIA. Articolo della rivista Jesus aprile 2002.
L’autostrada dei dinosauri. Articolo del Giornalino.
Giuseppe LEONARDI (2001). Dinosauri italiani: le orme guirassiche dei Lavini di Marco (Trentino) e gli altri resti fossili italiani. Edizione Museo Tridentino.
Luis V. REY. (2001). Extreme dinosaurs. Libro illustrato di Luis Rey. USA 2002.
Marco SIGNORE (2001). Una vita per i dinosauri. Scipionyx samniticus e le nuove scoperte della paleontologia : i fossili raccontano. Edizioni il Chiostro Benevento.
AA.VV. Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno. Sovrint. Salerno (2000). Pietraroja : una laguna di 100 milioni di anni fa. Cd rom multimediale.
STONANGE s.r.l. (2000). Il dinosauro Antonio del villaggio dei pescatori. Cd rom multimediale. Trieste.
AA.VV. (2001). Università Sannio. Fondazione IDIS BN. Prov. BN. Min. Ricerca Scientifica e tecnologica. Appunti di viaggio : I cinque volti del Sannio. Cd rom multimediale.
I segni dell’uomo sull’acqua
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ED IDROGRAFICO DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO
La provincia di Benevento conosciuta anche come Sannio (denominazione storica) è localizzata nel settore nord orientale della Campania e si estende per 2071 Kmq circa rappresentando appena il 15,23% dell’intero territorio regionale. Risiedono 293.316 abitanti (dati censimento 1991) in parte concentrati nel capoluogo (circa 62.000) il restante distribuito tra i centri più grossi come Montesarchio, S. Agata dei Goti, S. Giorgio del Sannio e S. Bartolomeo in Galdo ed altri centri minori come si può notare nella cartina geografica in Figura 4
In figura n° 2 rappresentate in blu i gruppi montuosi che delimitano le piane e le valli attraverso le quali scorrono i fiumi. Poiché sono costituite da roccia calcarea con permeabilità in grande per fratturazione, hanno la capacità di immagazzinare acqua e di restituirla ai fiume ed alle sorgenti collocate più a valle. I gruppi montuosi della nostra provincia di Benevento che svolgono detta funzione sono : il complesso del Partenio, il Taburno-Camposauro il gruppo montuoso del Matese separate rispettivamente dalla valle Caudina, e Telesina.
Altra descrizione merita la piana alluvionale del Calore che con la valle beneventana grazie alla sua conformazione geologica molto articolata risulta essere di particolare interesse idrogeologico. In essa ritroviamo i campi pozzo della Società Beneventana Servizi che gestisce il ciclo delle acqua per la città di Benevento.
Nella zona nord orientale della provincia di Benevento (Fortore) non vi sono particolari punti di raccolta delle acque anche se tra breve sarà attivato l’invaso di Campolattaro cioè una diga costruita negli anni ’80 e che raccoglie le acque del Tammaro.
Il sistema idrografico più importante della provincia beneventana e senza dubbio il Volturno-Calore. Il fiume Calore nasce dal versante settentrionale del monte Acellica e, dopo aver ricevuto le acque dell’Ufita e Miscano prima dell’abitato di Apice, taglia in due il territorio provinciale e poi si riversa nel Volturno. Durante questo percorso, affluiscono nel Calore anche le acque del Tammaro del Reiniello, del Tammarecchio, del torrente S. Nicola, del fiume Sabato, del torrente Corvo e dello Jenga. Ad est ed a sud del Taburno scorrono il Titerno e l’Isclero; sul versante adriatico invece si apre il bacino del Fortore.
Le risorse idriche.
Lo sviluppo economico e sociale di un territorio dipende in maniera rilevante dalla gestione della proprie risorse idriche. Pertanto, una loro corretta gestione deve mirare alla individuazione capillare delle risorse idriche ed alla sua utilizzazione nella maniera più vantaggiosa possibile ovviamente nel rispetto degli equilibri ambientali e nella salvaguardia della sua qualità.
LA LEGGE MERLI
(L. 319 del 10/5/76 : Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento).
L’acqua costituisce un bene essenziale ed il suo impiego comporta dei benefici ma anche dei costi. Pertanto è necessario programmare una politica di qualità delle acque che consenta di tutelare i corpi idrici che sono ancora in buone condizioni e di risanare quelli che risultano inquinati. Ciò è importante se si vuole utilizzare questa risorsa senza correre rischi.
Il primo obiettivo per risanare le acque consiste nell’individuazione di zone dove poter prelevare dei campioni di acqua e stabilire dei livelli di qualità. Un primo tentativo fatto in Italia è la redazione del Catasto degli scarichi delle province stabilito dalla Legge Merli che classifica i corpi idrici ricettori in tre gruppi fondamentali : Acque correnti, Laghi, Acque costiere e con l’obiettivo principale di :
garantire la qualità delle acque e la conservazione della vita nell’ecosistema acquatico in grado di rendere possibile anche gli altri usi della risorsa.
L’inquinamento delle acque.
Non c’è vita senza acqua. L’acqua è un bene prezioso indispensabile a tutte le attività umane.
La disponibilità di acqua dolce è limitata e costituisce appena il 3% del Terra. E’ quindi indispensabile preservarla, monitorarla e quando è possibile incrementarla con sistemi di approvvigionamento e desalinizzazione.
Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere la vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono.
La qualità dell’acqua deve essere sempre mantenuta in modo tale da poter soddisfare le esigenze della collettività ed i bisogni della salute pubblica.
L’acqua dopo che è stata utilizzata viene scaricata dei corpi idrici ricettori senza compromettere il degrado ambientale ed il possibile riutilizzo in altri campi pubblici e privati.
La conservazione delle coperture vegetali è essenziale per la conservazione delle risorse idriche.
Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate.
La buona gestione di acqua deve essere materia di pianificazione territoriale da parte delle autorità competenti.
La salvaguardia delle acque implica uno sforzo importante di ricerca scientifica e di informazione pubblica.
L’acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti .
La gestione delle risorse idriche dovrebbe esser inquadrata nel bacino idrografico di appartenenza.
L’acqua non ha frontiere. Essa è una
risorsa comune che non ha confini amministrativi e pertanto la sua tutela
richiede l’impegno e la cooperazione internazionale. Un tratto del
fiume Sabato
LA TUTELA AMBIENTALE : I compiti dello stato e degli Enti Locali.
Allo Stato, le Regioni, le Province ed i Comuni sono attribuiti dei precisi compiti per la gestione e tutela delle acque.
STATO. Ha una competenza generale di indirizzo e coordinamento fissando i criteri generali per un corretto e razionale utilizzo. Tra i compiti il Ministero dell’Ambiente è quello di aggiornare i valori limite delle diverse componenti disciolte nell’acqua in funzione di una differente destinazione d’uso. Queste tabelle vengono aggiornate periodicamente e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
REGIONE
PROVINCIA
COMUNI
Per la vigilanza repressione e violazione compiute in danno all’ambiente da parte del pubblico e del privato, il Ministero dell’Ambiente si avvale del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri nonché del Corpo Forestale dello Stato e degli appositi reparti della Guardia di Finanza, delle Forze di Polizia e delle Capitanerie di Porto.
ATTENTATO AL PATRIMONIO IDRICO
L’attentato al patrimonio idrico viene compiuto attraverso uno smodato consumo delle risorse a causa del dilagante consumismo profondamente condizionato dalla politica industriale a livello planetario. L’inquinamento delle acque da parte delle attività fisiologiche dell’uomo c’è sempre stato e si è stabilito un equilibrio. Il problema è incominciato con l’avvento delle industrie che hanno rilasciato nei corpi idrici sostanze inquinanti di origine inorganica (es. lavaggio delle petroliere in mare aperto, rilascio del cromo e magnesio durante la concia delle pelli etc.).
Ma l’aspetto importante da cogliere che in condizioni normali le acque dolci e salate sono capaci di "digerire" cioè di sopportare i soli carichi inquinanti di tipo organico entro certi limiti. Questa capacità di autodepurazione avviene grazie sia alla presenza di ossigeno disciolto nelle acque che distrugge i germi patogeni fino a quando non si consuma, sia grazie alla presenza di una flora e fauna all’interno degli alvei fluviali che filtrano gli inquinanti organici. Purtroppo nei nostri fiumi Sabato e Calore assistiamo a periodici disboscamenti degli alvei in corrispondenza nel centro urbano che priva il fiume di questi sistemi naturali di autodepurazione oltre ad accelerare l’erosione laterale delle sponde da parte delle acque che scorrono con maggior impeto.
Tali disboscamenti quindi non dovrebbero esserci tanto più per l’assenza di un depuratore che dovrebbe convogliare i 19 scarichi fognari della città di Benevento prodotti da una popolazione di circa 62.000 abitanti.
LA MEMORIA STORICA
Non era ancora attenuato il triste ricordo dei bombardamenti americani dell’ultima guerra quando un’altra sciagura si abbatte sulla città di Benevento. Se infatti i fiumi sono fonte di ricchezza e prosperità e luoghi dove si sono sviluppate le più grandi civiltà, è anche vero che possono diventare cause di sciagura. La data del primo ottobre del 1949 dopo oltre sei mesi di siccità , si abbatte sui comuni della Campania un violento nubifragio che colpisce in particolare le aree del bacino idrografico dei fiumi Calore e Sarno. Dalla consultazione degli annali del servizio idrografico della Marina si calcola una precipitazione di circa 150 millimetri. Il fiume Calore straripò dagli argini naturali ed invase l’attuale Rione ferrovia dove erano concentrate le poche attività industriali della città. Le acque arrivarono ad una altezza di circa 2 metri e mezzo in corrispondenza dell’attuale Ospedale Fatebenefratelli dove una targa all’ingresso della struttura riporta il livello raggiunto dalle acque. Ci furono 4 morti, circa 300 famiglie sfollate e 2000 locali invase dalle acque, danni agli immobili ed alle industrie ed interruzione della linea ferroviaria non solo in città ma anche in provincia dove la situazione non era tanto diversa dove si contarono 300 dispesi e 25 feriti. Particolarmente colpite furono la zona di Ariano e Solopaca e fu dichiarato dal Prefetto di Benevento lo stato di calamità.
Altre alluvioni che interessarono Benevento furono : 1501, 1504, 1597, 1707, 1740, 1748, 1770, 1808, 1809, 1811, 1815, 1938, 1949, 1954, 1968.
Firme degli allievi |
Benevento 7 maggio 2002
Gentilissimo Signor Sindaco,
sono una ragazzina apicese di 11 anni, frequento la 1° media presso l’Istituto "De la Salle" di Benevento e mi chiamo Anna Gitto.
Io non la conosco di persona, ma mi rivolgo a Lei perché a scuola hanno chiesto ad ogni alunno di scrivere una lettera al Sindaco del proprio Comune, in relazione al problema dell’inquinamento dei corsi d’acqua. Io so che Apice è bagnata dal fiume Calore e perciò è un paese fortunato : infatti la presenza di corsi d’acqua vicino ai paesi ed alle città genera ricchezza e prosperità.
Acqua vuol dire vita per la natura, per gli animali, per gli uomini e non a caso grandi civiltà del passato, come quelle dell’Egitto e della Mesopotamia, sono nate e poi si sono sviluppate ed accresciute lungo il corso di grandi fiumi.
Da sempre i fiumi hanno fornito l’acqua per l’irrigazione dei campi e l’abbeveramento degli animali e lungo i grandi fiumi navigabili si sono sviluppati commerci ed i rapporti tra le varie popolazioni. I fiumi, dunque, sono stati sempre amici silenziosi dell’uomo nel loro eterno scorrere verso il mare ed hanno distribuito vita e ricchezza lungo le rive. E’ l’uomo come ha ricambiato tutto questo ?
Nella maniera peggiore possibile, senza rispetto alcuno per i fiumi e per l’ambiente circostante. Ormai non c’è più acqua limpida, ma solo scarichi industriali, lattine vuote, sacchetti di plastica e schiuma galleggiante.
Ormai non c’è più il bel paesaggio verde e rigoglioso delle rive, ma tutto è arso, secco imbrattato di immondizie. Ormai non ci sono più pesci nei fiumi, anzi qualcuno c’è ancora ma lo si vede galleggiare a pancia in su in mezzo ad altri rifiuti.
Spesso mia madre mi racconta di quando era più piccola ed andava con in suoi genitori in riva al fiume in un tratto dove c’era una spiaggetta di sabbia. Allora si vedevano passare i pesci nell’acqua e le rane saltare da un sasso all’altro e ci si poteva bagnare i piedi nell’acqua fresca e pulita.
Io, adesso, il fiume posso vederlo solo quando passo sul ponte e mi viene voglia di andare sulla riva, ma non c’è la possibilità di arrivarci : dappertutto ci sono solo rovi, arbusti incolti e spesso immondizia.
Non so se le acque del fiume Calore siano molto inquinate, so solo che ci sono pochi pesci nell’acqua e che lungo le rive sono sorte industrie che estraggono la sabbia dal letto del fiume, deviandone il corso naturale e mettendo in pericolo gli argini.
L’uomo con il suo comportamento ha danneggiato e continua a danneggiare i fiumi, ma in realtà il danno lo ha fatto, e lo sta facendo a sé stesso; l’uomo ha tolto la vita ai fiumi e non si capisce che un po’ alla volta lo sta facendo a sé stesso.
Mi è stato chiesto di concludere questa lettera con qualche suggerimento da dare a Lei Signor Sindaco per il recupero dei corsi d’acqua.
Io, però, sono ancora una ragazzina e non saprei proprio cosa suggerirLe : credo che spetti agli adulti fare delle scelte e prendere delle decisioni che pongano fine al degrado ecologico.
Noi, come ragazzi, abbiamo il diritto di rivendicare il mondo sano e pulito di una volta e voi adulti avete il dovere di impegnarvi per ridarci il mondo sano e pulito di una volta in cui poter vivere senza timori.
Distinti saluti
Anna Gitto 1°a
Benevento 2 maggio 2002
Spettabile Signor Sindaco,
mi chiamo Consuelo ed ho 11 anni e frequento la 1° media all’Istituto "De La Salle". Le scrivo questa lettera per informarLa della condizione di abbandono dei nostri fiumi a Benevento.
Mi sono accorta di questa triste situazione quando Domenica passeggiando lungo il fiume Calore, mi sono affacciata e per la prima volta ed il mio sguardo si è soffermato su uno spettacolo triste e desolante. Vi era poca acqua e per giunta sporca, il letto del fiume era trasformato in una discarica, vi era di tutto : frigoriferi, sedie rotte, buste di plastica, bottiglie, lattine di bibite sparse dappertutto. In tanto squallore l’unica cosa che c’era di bello era la vegetazione. Spesso ascoltiamo dalla televisione uomini di scienza ed associazioni come il W.W.F. che lanciano l’allarme per la salvaguardia dell’ambiente e contro l’attuale degrado.
Ci vorrebbe più informazione perché la violenza contro la natura altera gli equilibri ambientali senza capire che se non rispettiamo la natura uccidiamo noi stessi e sporchiamo la nostra casa che è il mondo.
I nostri fiumi a Benevento negli ultimi decenni hanno subìto un degrado e questo è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha fatto niente. I politici delle varie amministrazioni che si sono succeduti in città non si sono impegnati per porre fine al loro degrado e non ci sono stati neanche interventi di manutenzione. Eppure è dal 1997 che venite sollecitati quando il progetto "fiume pulito" che mise insieme volontari ed associazioni voleva dare il buon esempio.
Signor Sindaco mi auguro che Lei possa fare una passeggiata lungo gli arenili del fiume e si fermi a guardarlo, magari anche per sognarlo pieno d’acqua pulita, per sognarlo navigato da barche e con i pescatori ed i turisti in giro a vedere la nostra bellissima città, per sognarlo anche con piste ciclabili a destra ed sinistra del fiume affinché noi bambini e ragazzi possiamo andare a spasso con i genitori in un ambiente a nostra misura, senza pericoli. Ma visto che Lei è il sindaco e questi sogni li potrebbe anche realizzare trasformandoli in realtà, mi auguro che prenda in considerazione questa mia lettera e rifletta sulla possibilità di lasciare ai suoi successori politici (non importa di quali partito siano), ed a noi ragazzi l’iniziativa che ci faccia ricordare di Lei.
Distinti saluti
Consuelo Basile 1°a
Il cammino dell’acqua.
Il percorso dell’acqua è condizionato non solo dalla natura geologica dei terreni affioranti e quelli presenti nel sottosuolo ma anche dalla pendenza dei versanti. Abbiamo perciò elaborato, con l’aiuto del professore, una carta altimetrica che grosso ricalcasse la clivometria dei versanti. Per fare questo siamo partiti dalla carta topografica del territorio comunale di Benevento (1° pannello) individuando per prima fiumi e torrenti e poi gli spartiacque morfologici. Abbiamo poi osservato la distribuzione delle curve di livello che rappresentano una serie di punti sul perimetro di un piano immaginario posto ad uguale altezza rispetto al mare un po’ come se tagliassimo la montagna a fette cioè come si fa con il pane sulle nostre mense.
Pannello n° 1. Elaborati cartografici e relativa documentazione fotografica dei luoghi
|
Pannello n° 2 : i percorsi dell’acqua dalla sorgente alle nostre case |
Ci siamo così accorti che il nostro capoluogo è interessato da diverse zone : la piana alluvionale conca beneventana dove scorrono i fiumi Sabato e Calore formata da terreni permeabile e quindi ricchi di acqua, e le zone collinari formate da terreni geologici di diversa natura meno permeabili (sabbie, argille eccetera) che si sovrappongono qualche volta alle alluvioni. Tutto questo favorisce la risalita naturale dell’acqua in superficie (falde in pressione). Questo avviene per il "principio dei vasi comunicanti" che abbiamo illustrato nel poster. Principio che viene sfruttato anche dall’uomo per la costruzione degli acquedotti che portano l’acqua alle nostre case (2° pannello). Ma nell’osservazione non ci siamo limitati a studiare il territorio utilizzando la sola carta topografica, ma abbiamo voluto anche verificare di persona; abbiamo così fatto un rilevamento sui luoghi e scattato delle foto che sono state riportato sul poster. Per capire le "strade dell’acqua" è stato necessario studiare il ciclo della acque anche attraverso documentari. Abbiamo così appreso quanto lavoro e sacrificio c’è dietro il nostro "rubinetto" :
approvvigionamento;
distribuzione;
depurazione e quindi ai problemi d’inquinamento.
Trattare l’inquinamento è stata l’occasione per approfondire la chimica delle acque e, partendo dai legami delle sue molecole "bipolari" abbiamo capito il perché l’acqua fosse un ottimo solvente. Nel solvente è sciolto il soluto che spesso è indice di inquinamento e quindi di non potabilità. Siamo quindi andati a vedere in generale quali fossero queste concentrazioni dannose osservando la tavola periodica degli elementi. Collezionando etichette delle bottiglie d’acque che consumiamo sulle nostre mense, abbiamo avuto l’occasione di confrontare le concentrazione di quegli elementi che al contrario caratterizzano le proprietà terapeutiche di un’acqua.
Londra ed il suo porto.
Il porto di Londra è uno dei principali scali d’Europa e si estende lungo il Tamigi. E’ costituito da un vasto sistema di bacini e di docks che ne fanno uno dei principali porti d’Europa di richiamo mondiale. E’ un porto che sorge sull’estuario del fiume Tamigi e pertanto l’accesso alle navi di maggiore tonnellaggio è consentito soltanto durante l’alta marea in attesa della quale le navi devono sostare a Gravesand. Non tutti i doeks vengono utilizzati in funzione del porto e così nel 1981 è stato avviato un vasto programma volto alla loro riconversione ricavando circa 15.000 alloggi oltre ad uffici e spazi industriali.
Descrizione fisica.
Il Tamigi parte da Oxford e scorre prevalentemente verso sud-est arrivando a Reading dove orientandosi verso est raggiunge LONDRA. Procedendo verso valle il Tamigi aumenta la sua estensione.
Le origini del Tamigi …….
Il Tamigi con la sua lunghezza di circa 335 km. è il secondo della Gran Bretagna dopo il Severn anche se presenta un bacino più ampio. Da Lechlade fino a Nore dove si trova la sua foce. I suoi maggiori affluenti sono il Windrush, l’ Evenlade, il Nole ed il Lea più piccoli invece sono il Lore; il Churn ed il Leach. Il fiume scorre prima verso nord est fino ad Oxoford quindi verso sud est attraversando la gola di Goring prosegue verso Reading ed arriva nel bacino di Londra dividendo la metropoli in due parti uguali. A 30 Km dal centro di Londra in prossimità della località di Nore ha inizio il suo estuario ad imbuto ampio 16 Km. Grazie al suo regime regolare il Tamigi è navigabile, ma a causa della scarsa profondità delle acque le navi di grosso tonnellaggio devono attendere l’alta marea.
Vedute del porto di Londra
Ritornando nel passato…..
La zona portuale di Londra si estende lungo il Tamigi per un tratto di 50 Km. Nel XIX secolo i Docks rappresentavano il cuore dell’attività commerciale della Gran Bretagna ed a Londra fu l porto più trafficato del mondo. Dopo il 1945, però, ebbe inizio un rapido declino e prima della fine degli anni settanta, quasi tutto il traffico mercantile nella parte orientale di Londra era cessato. I Tilbury Docks, chiusi nel 1981, sono stati convertiti in area di industria leggera. L’influenza della merce si risenta a Tenddington, circa 105 Km del fiume nel mare. Il Tamigi è un fiume importante dal punto di vista storico. I romani di Giulio Cesare penetrarono nella valle del Tamigi nel 55 A.C. e fu Cesare stesso a dare il nome al fiume Tamigi. Le armate di Claudio, nel 43 D.C., furono probabilmente le prime a guardare il Tamigi nella zona dove oggi sorge il ponte di Westminster. Il Tamigi era un fiume, in quel tratto, meno profondo e largo circa il doppio, con terreni paludosi ad entrambi. I lati. Il primo sviluppo del porto e della città avvenne in un punto più profondo, oltre oltre un chilometro e mezzo a valle, all’altezza dell’attuale London Bridge e, sulle sponde settentrionale della City. A partire dalla fine del VIII secolo la valle del Tamigi fu la via d’accesso per le invasioni dei vichinghi. Nel medioevo la valle era assai prospera ed ospitava diverse città famose come Oxford, Reading e Windsar. Anche per il Tamigi come per tanti fiumi europei l’inquinamento è causato da scarichi fognari ed industriali. Il problema fu affrontato per la prima volta da Joseph Bazalgelle che progettò un sistema di conduzione, costruito tra il 1859 ed il 1875 che convogliava gli scarichi domestici e l’acqua piovana n un collettore il cui sbocco era situato a valle della città.
Ida, Evelina, Consuelo, Anna.
F. Taranto, A. Riccio
I segni dell’acqua nella storia delle città.
Partendo dalla città di Benevento caratterizzata dalla presenza di due fiumi : il Sabato ed il Calore siamo andati alla ricerca di materiale che documentassero le città d’acqua come Venezia, Roma, Faenza etc. ed operare tra loro quindi dei raffronti storici e geografici. Particolare attenzione quindi è stata posta alla civiltà sannita sorta proprio alla confluenza dei due fiumi in prossimità della località Cellarulo.
A titolo esemplificativo riportiamo una sintesi del materiale reperito e studiato :
Bibliografia
Lungo la via di Napoli tratto da "Passeggiate beneventane" di Salvatore De Lucia.
Architettura immagini e percorsi d’acqua : il recupero delle preesistenze industriali nelle aree di alveo fluviale.
I segni dell’acqua nella poesia
Evoluzione della lingua poetica da D’Annunzio a Montale.
La lingua della poesia del Novecento recupera materiali dannunziani e pascoliani, sia a livello lessicale sia a livello ritmico. Ma questi materiali spesso sono rovesciati e degradati, recuperati in senso eversivo, ironico, parodistico. Per verificare quanto detto, mettiamo a confronto tre testi : La pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio (da Alcyone 1903), La fontana malata di Aldo Palazzeschi (dal poemetto Le mie ore, 1909), Piove di Eugenio Montale (da Satura, 1971).
La pioggia nel pineto La fontana malata Piove
Taci, Su le soglie Clof, clop, cloch, Piove. E’ un stillicidio
del bosco non odo cloffete, senza tonfi
parole che dici cloppete, di motorette o strilli
umane; ma odo clocchete di bambini
parole più nuove chchch …..
Che parlano gocciole e foglie E giù Piove
lontane. Nel cortile, da un cielo che non ha
Ascolta. Piove la povera nuvole
dalle nuvole sparse. Fontana Piove
Malata; sul nulla che si fa
Piove su le tamerici che spasimo ! inqueste ore di sciopero
salmastre ed arse, sentirla generale.
piove su i pini tossire.
scagliosi ed irti, Tossisce, Piove
piove su mirti tossisce, sulla tua tombe
divini, un poco a San Felice
su le ginestre fulgenti si tace … a Ema
di fiori accolti, di nuovo e la terra non trema
sui ginepri folti tossisce. Perché non c’è terremoto
di coccole aulenti, Mia povera né guerra
piove sui nostri volti fontana,
silvani, il male Piove
piove su le nostre mani che hai non sulla favola bella
ignude, il cuore di lontane stagioni,
su i nostri vestimenti mi preme. ma sulla cartella
leggieri, esattoriale
su i freschi pensieri Si tace, piove sugli ossi di
che l’anima schiude non getta seppia
novella, più nulla. E sulla greppia
su la favola bella Si tace, nazionale.
che ieri non s’ode
t’illuse, che oggi m’iilude, rumore Piove sulla Gazzetta
o Ermione. Di sorta, Ufficiale
che forse …. Qui dal balcone
Odi? La pioggia cade che forse aperto
su la solitaria sia morta? Piove sul Parlamento
verdura Orrore! Piove su via Solferino
con un crepitìo che dura Ah! No. Piove senza che ilvento
e varia nell’aria Rieccola, Smuova le carte
secondo le fronde ancora
più rade, men rade. Tossisce. Piove
In assenza di Ermione
Ascolta. Risponde Clof, clop.cloch se Dio vuole,
al pianto il canto cloffete, piove perché l’assenza
delle cicale cloppete, è universale
che il pianto australe clocchete e se la terra non trema
non impaura, chckch … è perché Arcetri a lei
né il ciel cinerino. La tisi non l’ha ordinato.
E il pino l’uccide
ha un suon, e il mirto Dio santo Piove sui nuovi epstemi
altro suono, e il ginepro quel suono delprimate a due piedi
altro ancòra, stromenti eterno sull’uomo indiato,
diversi tossire sul cielo omizzato,
sotto innumerevoli dita. Mi fa sul ceffo
E immersi morire dei teologi in tuta
noi siam nello spirito un poco o paludati
silvestre va bene, piove sul progresso
d’arborea vita viventi; ma tanto… della contestazione,
e il tuo volto ebro Che lagno ! piove sui works in
è molle di pioggia Ma Habel ! regress,
come una foglia, Vittoria ! piove
e le tue chiome Andate, sui cipressi malati
auliscono come correte, del cimitero, sgocciola
le chiare ginestre, chiudete sulla pubblica
o creatura terrestre la fonte, opinione.
che hai nome mi uccide
Ermione. Quel suo Piove ma dove appari
Eterno non è acqua né
Ascolta, ascolta. L’accordo Tossire ! atmosfera,
delle aeree cicale Andate, piove perché non sei
a poco a poco mettete è solo la mancanza
più sordo qualcosa e può affogare.
si fa sotto il pianto per farla
che cresce; finire,
ma un canto vi si mesce magari …
più roco magari
che di laggiù sale, morire.
dall’umida ombra remota. Madonna !
Più sordo e più fioco Gesù !
s’allenta, si spegne. Non più !
Sola una nota Non più.
ancor trema, si spegne, Mia povera
risorge, trema, si spegne. Fontana,
Non s’oda voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda che hai
crosciare finisci
l’argentea pioggia vedrai,
che monda, che uccidi
il croscio che varia me pure.
secondo la fronda Clof, clop, cloch
più folta men folta. Cloffete,
Ascolta. cloppete
La figlia dell’aria clocchete,
è muta; ma la figlia chchch …
del limo lontana,
la rana,
canta nell’obra più fronda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
La pioggia nel pineto
di G. D’Annunzio
La fontana malata
di A. Palazzeschi
Piove
di E. Montale
A Zacinto
di Ugo Foscolo
La tempesta
di G. Verga
Il battesimo patriottico
di E. Lussu
"Addio ai monti"
"Renzo in fuga verso l’Adda"
"La pioggia purificatrice"
Da "I promessi Sposi" di A. Manzoni
I segni dell’acqua nella tradizione popolare musicale Sannita.
Analisi testuale e musicale del canto "Funtana mia" : esecuzione vocale e strumentale
Funtana mia …..
Cà mmiezu a sta funtana i m’arricordu
quannu parlava cu ngiulina mia,
e mmiezu ccà na vote i vularria
pe dice na parola e nienti cchiù.
Rit. Funtana mia, funtana mia dimmellu tu,
pecché ngiulina nun scenne cchiù,
funtana mia, funtana mia dimmellu tu,
pecché ngiulina nun scenne cchiù.
S’avesse mmaritata chella ngrata
e s’avesse scurdat’ e chistu core
funtana bella mia famm’u favore,
dimmellu chistu fattu cumm va.
Rit.( veloce )
Si vene nata vota a piglià l’acqua
i’ pe dispiettu ce romp’a lancella
po’ ce rammentu chelle parulelle
che sempe le diceva mmiezu ccà.
( veloce )
Funtana mia dimmellu tu
pecché ngiulina nun scenne cchiù,
funtana mia dimmellu tu
pecché ngiulina nun scenne cchiù.
Il paesaggio e l’acqua
Concorso grafico per gli alunni della prima e seconda media
Gli elaborati, a tecnica libera, hanno avuto per soggetto un paesaggio sull’acqua. Gli alunni hanno partecipato singolarmente o a gruppi di due persone. Le due prime medie e le due seconde medie hanno gareggiato insieme.
La commissione è stata composta da:
Prof. Carlo Calzone
Prof. Maria Luisa Campanelli
Prof. Elisabetta Matarazzo
Prof. Maria Carmela Palumbo
Mario Pellegrini rappresentante degli alunni.
I lavori sono stati consegnati il 25 maggio 2002 ed ha proceduto all’assegnazione dei premi :
Premi per l’idea originale gli alunni
De Luca Laura Fresta Luca Polcino Pierangelo Castaldi Francesco – Silvestre Alfredo Fierro Roberta Incao Maicol
Premi speciali fuori concorso agli alunni:
Pellegrini Mario per l’originale realizzazione delle maschere teatrali per i " Musicanti di Brema".
Simeone Claudia
Secondo premio per il disegno:
De NUNZIO Marielena : per l’originalità dello scorcio prospettico e per l’accurato disegno dei particolari.
FERRARA Luca : per la geometrizzazione del disegno nella costruzione del paesaggio in contrasto con lo specchio d’acqua.
Secondo premio per il colore:
PICA Antonella per l’intensità cromatica di un tramonto sul mare ottenuta attraverso i forti contrasti di colore.
PASCARELLA Pancrazio per aver reso cromaticamente il movimento dell’acqua nonostante l’uso di un materiale povero .
Secondo premio per la tecnica:
BONTIEMPO Lucia per la resa grafica essenziale, ma espressiva, di un paesaggio notturno.
FRUSCIANTE Maria Teresa per aver reso graficamente le piante lacustri attraverso un semplice abbozzo .
Primo premio per il disegno:
POLITI Fabiana per l’originalità della scelta del soggetto: un quadro nel quadro. e per l’accuratezza dei particolari decorativi.
TOMMASELLI Paolo per aver reso graficamente gli "indizi di profondità" ( dimensioni, addensamento) realizzando un disegno armonioso .
Primo premio per il colore:
CROCE Evelina, MENNITTI Marina per aver reso gioiosamente attraverso l’accostamento di colori primari un paesaggio notturno .
IERONIMO Mariangela, ZOLLO Marialaura per l’armonico uso del colore attraverso la tecnica dello sfumato che rende l’idea di un paesaggio evanescente.
Primo premio per la tecnica:
BASILE Consuelo, BIANCHINI Ida, ORSILLO Gaia per aver utilizzato nel colorare il disegno la non facile tecnica delle matite acquerellabili.
Formato Elena. Per la realizzazione accurata, ma fantasiosa, di un paesaggio attraverso l’uso della tecnica delle matite colorate.
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premio per la tecnica |
2° premio per il colore |
2° premio per la tecnica |
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premio per il colore |
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Primi premi per il disegno |
Primi premi per il disegno |
L'acqua nelle religioni
In molte mitologie l’acqua rappresenta l’origine e il fondamento di tutto l’esistente.
INDIA: il Dio Narayana o Prajapati e’ rappresentato cullato dalle acque dell’oceano primordiale, simbolo del mondo che emerge dal caos acqueo.
BABILONIA: alle origini dell’universo erano le acque di Apsu (l’oceano di acque dolci) e Tiamato (l’oceano di acque salate e amare)
GRECIA: secondo Omero, nell’Iliade, Oceano, il fiume che circonda la terra, e "origine degli dei", "origine del tutto".
TALETE: secondo il filosofo e matematico greco, tutto nasce dall’acqua.
Anche la Bibbia e il Nuovo Testamento collegano l’acqua rispettivamente al mito del Diluvio Universale, inteso come distruzione dell’umanita’ e sorgere di una umanita’ nuova, e al Sacramento del Battesimo, inteso come morte simbolica e quindi nascita di un uomo nuovo, rigenerato dalla fede. A proposito del diluvio, si deve far osservare che questo mito si e’ diffuso con piccole varianti in Egitto, Fenicia, Grecia, Mesopotamia, India, Isole Fiji, Indonesia, Maya dove addirittura si sarebbero verificati ben tre diluvi che rappresentano quattro diverse ere del mondo e, quindi, quattro diverse umanita’.
La cultura dell'acqua
del Prof.
Emiliano Giancristofaro
"Sull'acqua comanda Iddio... non si puo' togliere l'acqua alla terra che ha sempre bagnato; e' un sacrilegio; e' un peccato contro la Creazione", scrive Ignazio Silone in Fontamara. In tutte le culture - uno dei sette saggi dell'antichita', il filosofo Talete, identificava il principio e la natura di tutte le cose nell'acqua - essa e' il simbolo della vita e della fecondita. Numerosi sono i miti e le leggende relativi a sorgenti e fontane dell'eterna giovinezza e della vita, le credenze sulle acque miracolose che guariscono da tutte le malattie dell'anima e del corpo; nella Genesi e' scritto che "lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque" e nel quinto giorno della Creazione Dio comando' che "le acque brulicassero di esseri viventi", mentre con quelle del diluvio puni' l'umanita' peccatrice e salvo' Noe' che rispettava le sue leggi; presso gli antichi egizi il Nilo veniva raffigurato con una prole di fiumi e, in una statua, con la cornucopia (l'abbondanza) in mano; nel Cristianesimo, sante e madonne prendono il posto delle ninfe, antiche divinita' protettrici dei pozzi e dei corsi d'acqua; nella mitologia greca Oceano e' la personificazione dell'acqua che circonda il mondo generando con Teti i fiumi e, attraverso le figlie (Oceanine), le sorgenti e i ruscelli; nelle culture di tutti i continenti l’acqua e’ elemento fondante delle religioni, dai miti cosmogonici ai rituali di purificazione, dalle tecniche per provocare la pioggia benefica e la rinascita delle sorgenti, della vegetazione e dell’agricoltura per la vita degli animali e degli uomini, al riscatto dei terreni dalla desertificazione o dalla sua forza eversiva quando e’ rotto il suo equilibrio nel territorio, essa e’ al centro della cultura sacrale dei popoli e dei meccanismi religiosi e giuridici per la sua protezione di bene naturale essenziale.
Link ed approfondimenti bibliografici
I segni dell’acqua nel tempo
Archeoclub d’Italia Sez. di Baselice (1996). Baselice ed il suo mare. Ed. Telestampa Vitutano
AA.VV. Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno. Sovrint. Salerno (2000). Pietraroja : una laguna di 100 milioni di anni fa. Cd rom multimediale
AA.VV. Note illustrative delle Carte Geologiche d’Italia alla scala 1:100.000. F. 161 Isernia - 162 Campobasso – 163 Lucera - 172 Caserta - 173 Benevento – 174 Ariano Irpino
AA.VV. (1996). Atti della conferenza generale sui servizi ambientali. Rivista La Provincia Sannita. Anno XVI – n°1/96.
Celico P., Celco F., Aquino S. (1994) – Vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi carbonatici del Terminio Tuoro – Partenio – Taburno Camposauro. Azienda Consortile Alto Calore. Carte allegate scala 1:25.000.
Giuseppe LEONARDI (2001). Dinosauri italiani: le orme guirassiche dei Lavini di Marco (Trentino) e gli altri resti fossili italiani. Edizione Museo Tridentino.
Luis V. REY. (2001). Extreme dinosaurs. Libro illustrato di Luis Rey. USA 2002.
Marco SIGNORE (2001). Una vita per i dinosauri. Scipionyx samniticus e le nuove scoperte della paleontologia : i fossili raccontano. Edizioni il Chiostro Benevento.
Mazacca V. (1992). Fiumi. Le piene nel Sannio, ittica e pesca ed inquinamento. Ediz. A.G.M. Ceppaloni (BN).
I segni dell’uomo sull’acqua
www.ilsannioquotidiano.it. Archivio del Sannio Quotidiano. Vari articoli sulle risorse sulla tematica dell’acqua.
www.sanniopress.it Archivio del Sanniopress. Vari articoli sulle risorse sulla tematica dell’acqua.
www.gesesa.com – Beneventana Servizi. Azienda per la gestione delle acque sul territorio comunale di Benevento. Consigli per il buon uso dell’acqua; informazioni sui controlli e monitoraggio etc.
www.profesnet.it – Consorzio Comprensoriale acquedottistico del chietino. Informazioni sulle acque; giochi d’acqua on line, ciclo delle acque etc.
www.proaqua.it – Centro di ricerca sui servizi pubblici (servizi e consulenza, editoria, convegni) con particolare riguardo all’impiego delle acque.
www.federgasacqua.it Federazione Italiana delle Imprese e dei Servizi Idrici, energetici e vari. Indirizzi associati. Altri indirizzi del settore acqua.
Il paesaggio e l’acqua
AA.VV. (2001). Università Sannio. Fondazione IDIS BN. Prov. BN. Min. Ricerca Scientifica e tecnologica. Appunti di viaggio : I cinque volti del Sannio. Cd rom multimediale.
http://www.unfuturoasud.it Un Futuro a Sud Onlus. Associazione Culturale per la promozione delle risorse geoambientali del Sannio. Informazioni sulle località fossilifere della provincia di Benevento. Progetti scuole. Pubblicazione degli atti dei convegni organizzati dall’Associazione : La Paleontologia incontra l’arte – Il Catasto degli scarichi della provincia di Avellino – Le condizioni idrogeologiche del territorio comunale di Cautano etc
www.seminariobn.it/n_ids/ - sito web del Seminario Arcivescovile di Benevento. Pagina web dedicata alll’Istituto De La Salle di Benevento.